mercoledì 10 gennaio 2007

PARIGI




Parigi (7.000.000 abitanti) si trova sulle rive della Senna, che divide la città nelle Rive Gauche, notoriamente quella degli artisti, e Rive Droite, quella più commerciale, nella Francia nord-settentrionale. Circondata dall’Ile de France, una piccola regione ricca di castelli e stupendi palazzi, tra cui bisogna citare la residenza di Versailles e il palazzo di Fontaineblu, Parigi è la capitale e il principale centro politico amministrativo, politico e culturale della Francia, nonché uno dei principali centri politici e turistici al mondo, che richiama ogni anno milioni di visitatori. Infatti grazie ai suoi celebri monumenti, prima fra tutti la celebre Torre Eiffel, e a musei come il Louvre, il Centre Pompidou e il Museo d’Orsay, agli splendidi Champs Elysees, a Montmatre con la Basilica del Sacro Cuore, l’intensa vita, i locali e la buona cucina, Parigi affascina come poche altre città al mondo e lascia in coloro che la visitano la voglia di tornare per poter approfondire la sua conoscenza. La città, anche grazie alla sua posizione strategica, è da sempre stata sede di importanti dinastie, grandiosi imperi (basta citare quello napoleonico), eventi storici (la Rivoluzione Francese) e ha ospitato artisti di fama mondiale come scrittori, poeti e scultori di primo livello. Caratterizzata da un clima con inverni rigidi ed estati calde, Parigi merita comunque di essere visitata durante tutto l’arco dell’anno, anche se i periodi migliori restano quelli della primavera, della tarda estate e delle festività natalizie. Città multietnica e multiculturale, Parigi risulta essere idonea ad ogni tipo di visitatore, in quanto offre cultura, monumenti, divertimento, moda, trasgressione e cucina eccellente in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza ad ogni età. La città è dotata di tre aeroporti (Charles de Gaulle, il principale, Orly e Beauvais, su cui fanno rotta le linee low-cost) e di un eccellente servizio di metropolitana, ideale per spostarsi agevolmente la città. La moneta è l’Euro, che si divide in centesimi, e Parigi è abbastanza cara per noi italiani, anche se offre strutture di ogni tipologia e prezzo soprattutto a chi riesce ad adeguarsi. Si parla il francese, tra i giovani e tra coloro che lavorano nel campo del turismo è diffuso anche l’uso dell’inglese.

mercoledì 20 dicembre 2006

LA PUGLIA LA MIA TERRA




Il Salento
La parte sud-orientale della Regione Puglia che ha come suo estremo S. Maria di Leuca è chiamata Salento o penisola salentina. Il nome deriva dagli antichi abitanti di questa zona che vi approdarono in epoca preistorica. Terra pianeggiante con modeste alture ( la più alta non raggiunge i 200 m. ) è bagnata sia dal mare Adriatico che dallo Ionio. La costa è ricca di spiagge sabbiose e di promontori rocciosi a picco su di un mare limpido e cristallino che fanno del Salento una meta ambita per i turisti di tutto il mondo. Il territorio conserva una nutrita testimonianza di architettura barocca che è possibile ammirare nei diversi centri della provincia.


GALLIPOLI


Gallipoli fu detta per antonomasia (dal greco Kalé polis) Città bella e vanta origini greche secondo la tradizione tramandata da Dionisio di Alicarnasso che fa dello spartano Leucippo il mitico fondatore della Città. Trovandosi in posizione centrale rispetto alle principali vie marittime dello Jonio e per la presenza di numerose sorgenti d’acqua dolce in prossimità della costa il sito ove sorge la Città fu luogo d’elezione per un insediamento, del quale non è difficile intuire una frequentazione preistorica. Sono peraltro recenti i ritrovamenti di età preistorica in località Rivabella e S. Pietro de’ Samari nel territorio comunale.La città venne retta con proprie istituzioni, propria monetazione e con una giurisdizione territoriale assai vasta che nel momento della sua massima fioritura pare si estendesse su oltre quaranta centri da Porto Cesareo a Leuca. Le prime incursioni romane nel Salento portano ad una conquista, inizialmente non stabile, delle repubbliche salentine legate a Taranto. Gallipoli viene assoggettata ai Romani nel 265 e dopo un tentativo di alleanza ai Cartaginesi nel 214 a. C., viene definitivamente sottomessa divenendo statio militaris della XI legione, indi municipium. Durante la dominazione dell’Impero d’Oriente, diviene caposaldo marittimo dello Jonio. Nel 551 è già sede vescovile e nel 710 è visitata da Papa Costantino in viaggio da Roma a Costantinopoli. Gallipoli è l’ultima roccaforte bizantina fino all’invasione normanna ed è l’ultimo caposaldo a cadere nelle mani di Roberto il Guiscardo nel 1071. Nelle lotte fra Svevi e Angioini, Gallipoli resta fedele agli antichi signori ma, dopo la sconfitta di Corradino, subisce l’assedio ferocissimo di Carlo I d’Angiò che si protrae dall’ottobre 1268 alla capitolazione nel Maggio 1269. Il dominio angloino lascia cospicue tracce nell’architettura della Città e del dintorni.
Il secolo XV col dominio aragonese succeduto a quello angioino vede Gallipoli in una fase di espansione economica grazie al rifiorire dell’economia e ai traffici portuali in continuo incremento. I Veneziani nel 1484 tentano l’assedio della Città che, dopo tre giorni di lotta violentissima, caduto anche l’ammiraglio veneziano Giacomo Marcello, è costretta alla resa. L’occupazione veneziana durata solo alcuni mesi mette in moto iniziative tendenti a fare dl Gallipoli una base efficiente e fortificata per i commerci col Levante. Tra il 1491 e il 1492 Francesco di Giorgio Martini, in visita nel Salento al seguito del Duca di Calabria, progetta la ristrutturazione della fortezza salentina che prevede la conservazione del torrione poligonale e la costruzione di tre torrioni circolari scarpati alti 23 metri e con diametro di 20 che, con l’aggiunta di un rivellino, avrebbe reso il complesso quadrilatero di forma pentagona. Il progetto verrà realizzato fra il 1507 e il 1534 sotto la direzione di Gian Giacomo dell’Acaia. Tra il 1603 ed il 1607 viene realizzato il monumentale ponte di accesso alla città con 12 arcate e nel 1630 ha inizio la costruzione della nuova Cattedrale sorta sulle fondamenta della vecchia in stile normanno-pugliese. Ne furono costruttori due capimastri gallipolini Bischettini e Lachibari su disegno dell’architetto, pure gallipolino, Giovan Bernardino Genuino. Tale opera denota il perdurante legame, in pieno ‘600, col classicismo cinquecentesco, nella concezione spaziale dell’interno, cui fa riscontro la severità canonica dell’ordine dorico nella parte inferiore della facciata, mentre la parte superiore completata nel 1696 presenta Invece una fioritura sfrenata di motivi decorativi tratti dal repertorio Zimbalesco. Questo periodo che segna la progressiva trasformazione della Città da piazzaforte difensiva a scalo portuale-commerciale specialmente dell’olio, di cui, già dalla fine del ‘500, Gallipoli è riconosciuta come la maggiore piazza commerciale d’Europa, conferisce un respiro e una dimensione più ampia alla vita delle classi dominanti.Il proliferare di confraternite e la prosperità del ceto dirigente locale producono un Impulso notevole nell’edilizia civile e religiosa fra il XVII e XVIII secolo; vengono erette le Chiese della Purità, di S. Francesco di Paola, dl S. Teresa, delle Anime, degli Angeli, del Crocefisso, dl S. Luigi, di S. Angelo; trasformate ed arricchite di opere d’arte quelle di S. Domenico e dl S. Giuseppe, mentre la più antica, di S. Francesco, muta totalmente la sua veste duecentesca. Gli episodi più notevoli nell’edilizia civile sono I palazzi Pirelli, Venneri, Fontana, Senape, Balsamo, Tafuri. La presenza sulla scena locale, di artefici di notevole rilevanza, quali Adriano Preite da Copertino, di Giovan Bernardino Genuino, dei pittori Giovanni Andrea Coppola e Giandomenico Catalano nel ‘600 e nel ‘700 del napoletani Nicola e Carlo Malinconico e Liborio Riccio da Muro, produce una temperie culturale che impronta
Scusate che errore imperdonabile....svista DALì....non D'Alì!!!!!

martedì 19 dicembre 2006

SALVATORE D'ALI

Questo è uno dei miei artisti preferiti.. Vi voglio parlare un po di lui e presentarvi alcune sue opere
Salvador Dalí (1904-1989) nacque a Figueras, in Catalogna, nel 1904. A Madrid frequentò l’Accademia di Belle Arti ma nel 1926 ne fu espulso per indegnità. L’anno successivo si recò a Parigi dove venne a contatto con il vivace ambiente intellettuale della capitale francese. Qui conobbe Pablo Picasso, Juan Mirò, André Breton e il poeta Paul Eluard. È il momento di maggior vitalità del movimento surrealista e Dalí ne venne immediatamente coinvolto. Egli infatti vide nelle teorie del movimento la possibilità di far emergere la sua dirompente immaginazione. Rotti i freni inibitori della coscienza razionale, la sua arte portava in superficie tutte le pulsioni e i desideri inconsci, dando loro l’immagine di allucinazioni iperrealistiche. In Dalí non esiste limite o senso della misura, così che la sua sfrenata fantasia, unita ad un virtuosismo tecnico notevole, ne fecero il più intenso ed eccessivo dei surrealisti al punto che nel 1934 fu espulso dal gruppo dallo stesso Breton. Ciò tuttavia non scalfì minimamente la produzione artistica di Dalí, il quale, dopo essersi professato essere lui l’unico vero artista surrealista esistente, intensificò notevolmente l’universo delle sue forme "surreali".
Il Surrealismo per Dalí era l’occasione per far emergere il suo inconscio, secondo quel principio dell’automatismo psichico teorizzato da Breton. E a questo automatismo psichico Dalí diede anche un nome preciso: metodo paranoico-critico.
La paranoia, secondo la descrizione che ne dà l’artista stesso, è: «una malattia mentale cronica, la cui sintomatologia più caratteristica consiste nelle delusioni sistematiche, con o senza allucinazioni dei sensi. Le delusioni possono prendere la forma di mania di persecuzione o di grandezza o di ambizione».
Dunque le immagini che l’artista cerca di fissare sulla tela nascono dal torbido agitarsi del suo inconscio (la paranoia) e riescono a prendere forma solo grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico).
Da questo suo metodo nacquero immagini di straordinaria fantasia, tese a stupire e meravigliare grazie alla grande artificiosità della loro concezione e realizzazione. La tecnica di Dalí si rifà esplicitamente alla pittura del Rinascimento italiano, ma da esso prende solo il nitore del disegno e dei cromatismi, non la misura e l’equilibrio formale. Nei suoi quadri prevalgono effetti illusionistici e complessità di meccanismi che rimandano inevitabilmente alla magniloquenza ed esuberanza del barocco iberico.
Nel 1929 Dalì dipinse il suo primo quadro surrealista: «Il gioco lugubre». In esso appare in primo piano una figura maschile di spalle con mutande sporche di escrementi. Questo particolare suscitò notevole sconcerto tra gli altri surrealisti decretando già le prime distanze tra Dalí e il gruppo di Breton. In questa fase della sua pittura Dalí fa largo ricorso agli spazi prospettici molto dilatati in cui inserisce una notevole quantità di elementi (uomini, animali, oggetti) secondo procedimenti combinatori irrazionali. In queste figure, e nei loro rapporti, la deformazione si inserisce come ulteriore elemento di sconcerto.
Allo stesso 1929 risale il suo legame con Gala Deluvina Diakonoff, moglie del poeta Paul Eluard. Ella fu prima amante e poi moglie di Dalí, divenendo la sua musa ispiratrice. Appare in numerosissimi quadri, per lo più nuda e sensuale, rappresentando nel mondo figurativo di Dalí uno degli ingredienti più certi del suo inconscio: la libido.
In seguito la sua pittura tende a trovare una sinteticità più netta, in cui la concentrazione su pochi elementi permette al quadro di esprimere contenuti più chiari ed univoci. È il caso di un quadro come «La persistenza della memoria» dove Dalì crea una delle sue immagini più celebri: quella degli orologi deformi.
Al metodo paranoico-critico si collegano una serie di immagini di virtuosistico effetto. Si tratta di immagini doppie, dove la combinazione delle figure fa apparire più cose simultaneamente. Scrisse Dalí: «Attraverso un processo nettamente paranoico è possibile ottenere un’immagine doppia, rappresentazione di un oggetto che, senza la minima modificazione figurativa o anatomica, sia al tempo stesso la rappresentazione di un oggetto assolutamente diverso». In questo gruppo di opere rientrano alcuni dei quadri più famosi di Dalí, quali «Figure paranoiche», «Cigni che riflettono elefanti», «Apparizione di un volto e di una fruttiera sulla spiaggia», «L’enigma senza fine».
Nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti dove rimane per quasi un decennio. Negli ultimi decenni della sua vita egli ha continuato ad alimentare a dismisura la sua fama di artista eccentrico, originale e a volte delirante, fino a diventare prigioniero del suo stesso personaggio: sempre più scostante, altezzoso e imprevedibile. Dalí si è spento a Figueras il 23 gennaio 1989.
OPERE
Donna con testa di rosealtre opere
Il gioco lugubre
Apparizione di un volto e di una fruttiera su una spiaggia
La persistenza della memoria
Sogno causato dal volo di un’ape
Cristo di San Giovanni della Croce

martedì 12 dicembre 2006

orfeo

Questo invece è il mio cucciolo,Orfeo.Ha3 anni è adorabile.Adoro tutti gli animli,chi di voi ha la stessa passione??Aspetto qualche foto.Baci

Beh è stato un parto!!!!Ciao a tutti,questo è il mio blog e la prima da destra in alto sono io!!!!Queste sono le mie amiche ,le adoro.

mercoledì 6 dicembre 2006

finalmente ci sono riuscita